IN GROTTA CON LE STELLE

Racconti e sensazioni di un’esplorazione in notturna della grotta Furchio della Zappa (Nardò), esperienza vissuta da grandi e piccoli esploratori nell’ambito della programmazione estiva del GSN in collaborazione con la Rete Eclettico Castello e il Museo della Preistoria di Nardò

Ogni grotta ha le proprie caratteristiche. Uniche. Tutte lasciano ricordi indelebili.

I mondi sotterranei da scoprire offrono incantevoli suggestioni. La grotta è anche ventre della madre terra, un sotterraneo che ci affascina, che ci avvolge nel mistero, un luogo che fa ritrovare in ognuno di noi la voglia di ricerca, di scoprire qualcosa di diverso, in totale serenità.

La Grotta” Furchio della Zappa” (PU_969) è stata la prima esplorata dal Gruppo Speleologico Neretino agli inizi degli anni ’70. Lunga circa 80 metri, vi si accede da un crollo della volta. Ad oggi non si conosce chi l’abbia scoperta. È una grotta in parte attiva; infatti l’acqua che filtra dalla volta va depositando da millenni minuscoli cristalli di carbonato di calcio, che formano stalattiti e stalagmiti. Un altro nome della grotta è “della mano” dal fatto che, proprio alla fine della grotta, la natura ha voluto che una serie di stalattiti unendosi tra di loro assumessero la forma di una mano.

Strisciamo con i gomiti puntati per terra, spostiamo qualche pietra di troppo ed eccoci nella prima stanza, ci possiamo alzare, e respirare un’aria satura di vapore acqueo ma indubbiamente pura.

È giunto il momento di una nuova esperienza incomparabile: rimanere al buio e in silenzio! Ci accorgiamo subito che è del tutto diverso; il silenzio si trasforma in suono in una oscurità praticamente impenetrabile.

Se chiudiamo gli occhi per qualche istante, quando li riapriremo faremo fatica a capire se sono aperti o chiusi!!
Misteriose leggende sempre hanno animato il sogno di recuperare la famosa “acchiatura”, il tesoro sepolto; racconti di memorie locali narrano che un tempo si poteva entrare in questa grotta addirittura con il carro trainato dal cavallo. Tutto questo continua ad essere solo un ancestrale mistero ed è bene che continui ad esserlo per farci e far sognare. Di vero c’è solo che nell’ultima stanza, dopo un angusto cunicolo sulla destra, in una delle prime esplorazioni effettuate dal GSN, spuntò uno scheletro umano circa 5.000 o più anni fa, il cui cranio si trova oggi esposto presso il Museo della Preistoria di Nardò.

Ma non attardiamoci con i racconti…è giunta l’ora di rientrare!

Si esce! Lasciamo il buio della grotta. Finalmente un po’ d’aria fresca. Ci incamminiamo lungo il viale del ritorno, sporchi di fango e con il volto sofferto, ma coronando un’esperienza che rimarrà per sempre nel cuore di ognuno di noi.


Ed ecco, che dopo una pausa, il Gruppo Speleologico ha voluto dare un senso all’attività svolta con la consegna dell’attestato di partecipazione ai piccoli “Speleologi per una notte”. La sede del gruppo attrezzata per l’occasione alla proiezione delle foto che hanno fissato suggestivi momenti, sicuramente unici sia per piccolo che per i grandi.
Il presidente ha dato il benvenuto a tutti i partecipanti, con vivo ringraziamento per la loro presenza.


Così ad uno ad uno i ragazzi hanno ritirato il loro meritato, forse inaspettato, attestato di partecipazione, momento non trascurato dalla macchina fotografica di Livio.

L’intervento di un veterano del GSN, ha elencato le espressioni dei volti dei partecipanti durante le fasi di avvicinamento, entrata e uscita dalla grotta. Con tono allegro e goliardico, ecco quanto colto: Non so se in quei momenti gli adulti diventavano bambini o i bambini adulti! In effetti non era difficile accorgersi
del “chi me lo ha fatto fare” sui visi delle mamme, mentre i piccoli con impavido coraggio divenivano degli INDIANA JONES.
Era chiaro che le aspettative dei più grandi fossero ben diverse dalla realtà. Attendevano grotte dai grandi ingressi del tipo della Zinzulusa, Castellana, Frasassi, mentre qui l’accesso era coperto da spinosi rovi e sorvegliato da avide zanzare.
Alcuni a tale vista, credevano di trovarsi nell’inferno Dantesco. Travisarono il cartello monitore, posto da Livio “rispettare il letargo dei pipistrelli”, con la scritta terrificante riportata nel 3 canto dell’Inferno; “lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”.

Come non scriverlo PASSARONO TRE ORE! Un genitore rimasto con noi fuori, agitandosi, si preoccupava per il non rientro della famiglia dalla grotta rapportando la durata di due ore del percorso delle grotte di Castellana, con ben 3 Km di sviluppo, all’attesa di tre ore dal momento dell’ingresso nel “Furchio” della sua famiglia.
In nostra assenza avrebbe chiamato i Vigili del Fuoco o il Soccorso Alpino e Speleologico.
Si tranquillizzò vedendo uscire la prima bambina che, meravigliata, esclamò: OH, È BUIO!!

In effetti in grotta si perde la percezione del tempo.
All’uscita l’espressione dei volti era diversa, le madri erano entusiaste di aver ascoltato il Silenzio, aver visto il Buio e percepito il profumo della terra umida, forse anche, godersi poi il fresco della serata.

Insomma una giornata diversa certamente da rammentare, che ha permesso di apprezzare il patrimonio speleologico, da un’altra forma.
Ringraziamo tutti per aver dato la possibilità di divulgare questa nostra passione.
A presto!

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